Su Jeli il pastore
Jeli il pastore rappresenta l'anima della campagna di Vizzini, il respiro del tempo isolano, tempo sospeso nel soffio melanconico dello zufolo, tempo lento e sonnolento scandito dalle ruote dei carri gravati dai volumi dei fieni, carri siciliani in rotta antica lungo i sentieri delle stagioni.
Il fieno dei campi disteso all'infinito… la stoppa filata da Mara… il lino che la donna vorrebbe seminare per desiderio. Sono le fibre con le quali l'arte di Verga veste il proprio narrare.
Questa trasposizione scenica cercherà soprattutto di cogliere, dalla parola intatta dello scrittore, la poesia necessaria alla musica, essendo la musica da sempre il linguaggio degli affetti ovvero dei moti legati agli slanci delle emozioni, slanci necessari all'azione teatrale per nutrire il proprio gesto di valore dinamico ed assoluto.
Sarà la nostra, un'operazione rigorosa e profonda ma anche consapevole di stabilire un valore legato alle origini dell'arte drammatica vicina alle radici dell'uomo.
Due le suggestioni accolte: quella del teatro greco, il teatro dell'epica corale ed insieme con questo il teatro visionario della terra e del sangue di Federico García Lorca.
Un coro di quattro donne dunque, guidate da una 'corifea', racconterà la storia di Jeli. Saranno quattro come le stagioni che segnano la vita della campagna: primavera, estate, autunno, inverno, le voci dell'idillio descrittivo di Giovanni Verga. Alla quinta donna, la gnà Lia, il canto della saggezza contadina.
Abbiamo voluto inserire tra le righe della scrittura dei campi, la presenza di un siciliano intimo e selvatico. Il controcanto di un bisbiglio dato ai personaggi della novella attraverso il fiato di un pensiero inespresso eppure complice.
Ci siamo permessi poi di far passare dalla fiera di San Giovanni la figura vagabonda di Don Piricocu lu puparu per raccontare come Salomè «ammizzigghiaunnu lu re», ebbe la testa del Battista. Abbiamo voluto così ringraziare l'arte di Verga, Pirandello e di tutti coloro che hanno fatto della Sicilia teatro. Al Piccolo Teatro… naturalmente. «Picciotti e picciutteddi viniti ca… talitati… Fati nu circulu tunnu avanti a mia. Don Piricocu è lu puparu… u puparu di tutti li so pupi, i pupi piricochi cu li facci tunni e culurati… Anu i pupi l'occhi scannaruzzati e a ucca apetta e mustazzuta pi vanniari, vanniari forti cu lu cori».
Lina Maria Ugolini