Cabriolet

Cabriolet
estratto
la morte di Edoardo

Nota dell’autore

Questo testo gioca con i materiali del teatro per mostrare nella finzione della scena
quello che fu il gesto estremo di un uomo noto del nostro tempo.
La pagina, in assoluta libertà inventiva, ha creato un personaggio vittima del potere e del denaro.
Il dramma è frutto di pura invenzione.
L’intento vero invece, è stato quello di riflettere sul valore di un essere umano in cerca d’identità.
A questo giovano la letteratura ed il teatro.
Sono mezzi per scavare nel profondo di noi stessi con atrocità e leggerezza.
Complice l’invenzione dell’irreale, un criterio analitico che ci consente di dimostrare per assurdo ciò che la vita non scrive. La penna spetta agli scrittori.

Sulla scena

CARLO. Imprenditore e dirigente Autot. Industria di automobili.

ENRICO. Suo fratello.

ANNA. Moglie di Carlo e amante di Riccardo. Madre di Edoardo.

AMALIA. Giovane seconda moglie di Enrico e amante di Carlo.

EDOARDO. Figlio di Carlo.

Il COMPAGNO DI EDOARDO. Dovrà essere anche un mimo con doti di acrobata. Con il termine Compagno si vuole intendere la voce tedesca di Doppelgänger (colui che cammina accanto…)

MARGHERITA. Sorellastra di Edoardo.

RICCARDO. Figlio di Enrico.

DAJA. Lavavetri.




Per l’azione scenica

Un lungo tavolo (pedana) da riunione dirigenziale. Le gambe del tavolo devono essere piuttosto alte per permettere agli attori di compiere azioni sopra e sotto la struttura. Appesa sopra il tavolo una fascia di tessuto aereo per acrobazie circensi. Colore rosso.
Attorno al tavolo sei sedie con delle ruote. Ogni sedia deve potersi chiudere con una cappotta in modo da nascondere l’attore seduto.
La settima sedia servirà per fare entrare Edoardo ed il Compagno. Somiglierà, con scarto fantastico, al prototipo di macchina che Edoardo vuole immettere sul mercato: la Zero cabriolet.


estratto

Abbiamo estratto dal testo questo Intermezzo sulle note dei Lied di Malher Canti di un viandante errante. In scena Edoardo e il Compagno, proiezione di un’identità in cerca di un amore assoluto. Edoardo ha deciso di partire per un viaggio senza ritorno. Nel dialogo un gesto di pura bontà, un saluto estremo mosso dal conflitto tra reale e ideale, il congedo da un mondo corrotto che non riconoscerà mai il vero volto di un essere libero.


INTERMEZZO DI VIAGGIO
SUI LIEDER EINES FAHRENDEN GESELLEND di GUSTAV MALHER

Edoardo il compagno
Daja


Edoardo e il Compagno.
Una valigia aperta. Libri sparsi sul tavolo.
In un lato della scena la cabriolet.
Il Compagno parla ed esegue gesti di danza. (A lui le parole di Malher)
Edoardo risponde…



COMPAGNO. Non sarà forse bello questo mondo?

EDOARDO. Troppo bello mio compagno, ed imperfetto è colui che lo desidera. Io sono imperfetto: posso avere tutto e tutto mi sfugge. Il denaro non investe l'eternità. La sedia del potere si ribalta. Il re si detronizza.
Conosco la verità. È stata una colomba a portare la notizia. Sul petto le spiccava una goccia di sangue, la puntura di una spina di rosa bianca quanto le sue ali.
(Hanno ucciso mia sorella Margherita… perché vogliono uccidere me).

COMPAGNO. Questa mattina andavo per i prati
la rugiada imperlava ancora l'erba.
Il fringuello mi disse: ehi tu! Buongiorno! Come te la passi?
Non sarà forse bello questo mondo?

Bello e lieve (io rispondo)

EDOARDO. Troppo bello mio compagno. Sono felice, talmente felice da scegliere il salto mortale dell'acrobata che fissa con spregio il trapezio. La capriola svuota le tasche piene di monete: cadono giù, sulla terra del Campo dei Miracoli. Conosco la verità: è stata una gatta a miagolare contro la luna. Una gatta in calore con il grembo vuoto d'amore come vuoto era l';utero di mia madre. (Hanno ucciso anche lei… perché vogliono uccidere me).

COMPAGNO. Come mi piace il mondo! (io esclamo)
E allora… sotto la gran luce
subito il mondo prese a scintillare
a tutto diede toni e tinte di sole:
a grandi e piccoli fiori, agli uccelli.
Buondì, buondì e il mondo non è bello?
Ehi, tu! Come ti va? Non è un bel mondo?

EDOARDO. Troppo bello mio compagno, talmente bello da far correre una cabriolet tra i prati. Tettuccio aperto contro il sole! Lo stesso sole che parla ai fiori e agli uccelli.
Buondì Edoardo… buondì. Il mondo non è bello?
Come ti va nobile capitalista? Non è un bel mondo il tuo mondo dorato?
Marcisce l’oro, come marcisce la carne di mio padre.
(Anche lui sta per morire… lui che non vuole la mia morte).

Sento un coltello nel petto. Il coltello affonda e taglia ogni diletto. Non dà pace, non dà riposo.
Dove porta questo viaggio se la solitudine affila la propria lama? Ci sei tu compagno a ricordare un destino senza meta.
Vedo due occhi azzurri che lampeggiano
vedo i campi gialli… vedo i capelli biondi che al vento ondeggiano…

È l'Amore che vedo? È l'Amore che cerco?
Dove sei Amore? Dove guardi? Se io non vedo me stesso, non riconosco chi sono. Viaggio per cercare. Uso la zappa del contadino per ricevere il contagio dei suoi calli. Ma quanto resta ancora da scavare!
Si aggrappano le mani al cerchio che muove le ruote: affondo il piede sull'acceleratore per essere veloce e superare i ricordi.
Chi sei Edoardo? Rispondi! Rispondi dio Sconosciuto, dio che taci. Taci… perché sei dentro di me, dentro l'automobile con i vetri neri, l'automobile che esce chiusa dalla fabbrica come chiuse sono le casse dei morti.

Verso il cielo

Occhi azzurri… occhi azzurri! Perché mi avete guardato! Dolore e sofferenza avrò in eterno. Amore e dolore in te fratello, amore e dolore a me unici compagni.
Un tiglio si leva lungo la strada. Là... finalmente in sonno potrò riposare.
Sotto il tiglio fiori di neve annullano la vita che fa male.
Domani sarà nuovo, sarà diverso.
Vieni compagno lascia stare i libri a questo mondo così bello. I libri non servono più. Serve solo un esempio, un sacrificio. Torniamo a casa sulla nostra cabriolet.

Il Compagno chiude la valigia.
Salgono sulla cabriolet. Entra Daja con le braccia in croce: in una mano la spazzola, nell'altra la bottiglia con l'acqua saponata.

DAJA. Pulire… pulire il vetro signore… pulire… oggi è festa!

EDOARDO. Come ti chiami ragazzo?

DAJA. Daja signore. Non vuole soldi Daja: vuole solo dire grazie e te.

EDOARDO. Mi conosci?

DAJA. Sì… tu sei buono, tu hai dato alla mia gente una macchina nuova.

COMPAGNO. La macchina si chiama Zero: è una cabriolet…

DAJA. Sappiamo tutto. La nostra vita sta cambiando all'improvviso.

EDOARDO. Cambia con una capriola…

DAJA. Tu signore Edoardo sei buono. Pulire, pulire tuo vetro…

EDOARDO. A te non hanno ancora dato la macchina?

DAJA. Ancora no signore… Daja aspetta perchè ha fiducia.

EDOARDO. Bravo… Pulisci il vetro Daja: voglio che sia limpido.

Daja pulisce. Edoardo lo paga con tanti soldi

EDOARDO. Prendi questo denaro, compra un vestito elegante, un vestito adeguato a una cabriolet. Quando arriverà l'ora darai a me la tua croce. Pulirò io i vetri per te. Lo prometti?

DAJA. Grazie… grazie… signore. Sei strano tu… sei buono. Allah ti benedica!

COMPAGNO. Allah il Misericordioso! Il Clemente!

vanno per andare

DAJA. Signore… lasci qui i libri?

EDOARDO. Sono tuoi. Strappa le pagine per pulire i vetri. Sono tante le macchine che passano sulle strade.

Viva gli uomini fratelli!

Edoardo ed il compagno escono con la cabriolet


Lina Maria Ugolini