In questo scambio che è la vita (mai alla pari)
capita di sentire gli alberi comporre elegie
fiori recitare rosari e trifogli poesie.
L'oleandro di Oleandra… albero cresciuto nell'isola di Trinacria tra le pietre offese dello spazio immaginario di San Pietrillo, quartiere dove tra voci vagabonde – Mira la Nera, Nonanna, Caetano, gli spiriti Fratuzzi – evapora tutta la malinconia del non-amore. Una pianta carica di bianche forme desideranti e di tossine impure. Così il personaggio di Oleandra, la donna che porta due cuori sotto le coppe fiorite dei seni: al primo tocca il respiro, al secondo fugge un sospiro… Con il respiro Oleandra gonfia le nuvole, con il sospiro le disperde e le scioglie in veli di danza. Il respiro le giova per vivere la vita. Con il sospiro può inventare l'amore e una piccola triste felicità.
Per una prostituta la scrittura chiede una composta pietà. Chiede a questa pietà di aiutare Oleandra a reggere il peso della sua rossa lanterna. Un peso composto da un' oncia di quiete e un chicco di gioia, misure necessarie all'amore in affitto, difficili da definire a parole ma facili da stabilire nel contatto delle carni. La scrittura chiede di capire il senso di una vita divisa tra dovere e necessità, dualità inconciliabili in una creatura amante quale Oleandra, quale qualunque donna umanamente tale.
Nello spazio della scena anche un canopo, un' urna in attesa di ricevere le proprie ceneri. La morte non può essere per Oleandra una scelta. Sarà una sfioritura, il cedimento di un petalo stanco da raccogliere con un guanto di nulla e seppellire dentro un ventre immoto e senza fiato.
Tiziana Bellassai - Lina Maria Ugolini - Giuseppe Manfridi (Teatro Lo Spazio - Roma 7-10 gen 2013)