Autore: Lina Maria Ugolini
Copertina: Alfredo Guglielmino
Editore: rueBallu
Anno: 2011
Collana: Jeunesse
Età di lettura: Per tutti
Si racconta per non perdere ciò che si è vissuto, per non cancellare i segni impressi nella memoria. Io sono ancora giovane ma dentro di me il tempo ha già lasciato sottili sedimenti che fanno sentire il peso grave e di nulla delle emozioni. Questa terrazza per me è come una pagina, dove molto è stato scritto e altro attende d'essere vissuto.
La solitudine è una cara compagna di lettura, quieta e discreta ascolta sempre il cuore, perché il cuore è importante, è ciò che siamo. Il violino è ciò che sono, è legato alla storia della mia famiglia dalla quale ho ereditato il dono della musica. Quel dono apparteneva anche al bisnonno Epifanio e al nonno Martino e dalle loro anime, attraverso gli anni, è arrivato anche a me. Sono loro a costituire parte dei miei sedimenti, umidi di sabbia marina e di terra fiorita.
Questa terrazza è il tetto di Casa Marinella, una pensione a conduzione familiare come tante a Salina, ma nessuna con una terrazza come la mia. Su questa terrazza c'è una stanza piena di musica e oggetti del passato appartenuti a nonno Martino, marito di nonna Celeste. La giornata è fredda e magnifica, ho portato fuori una sedia a dondolo, il mio violino e la scatola di latta rossa con la faccia paffuta di una bambina allegra: il biscotto che stamangiando è squisito, gli occhi luccicano di gioia, i suoi denti sono bianchi come perle.
La bambina della scatola è sempre uguale, anche se la scatola è rovinata dal tempo che non può cancellare la luce delle emozionima si limita solo a graffiare la latta. Nella scatola rossa non ci sono più i biscotti, ma piccole cose segrete e personali che odorano ancora di burro e di vaniglia. Dentro ho conservato molti oggetti della mia infanzia, c'è anche il lettore mp3. Quando abitavo a Salina ascoltavo spesso la musica. Adesso, se sono in tournée non lo faccio mai, passo i giorni in albergo a studiare oppure vado un po' in giro a visitare le città che ospitano i miei concerti.
Adoro camminare per le strade accompagnata dai miei pensieri, la migliore compagnia che un'artista possa avere, specie se riescono a scorrere come l'acqua di una sorgente. Accendo il lettore mp3. L'attacco è del Quinto Concerto Brandeburghese, quello con la cadenza del cembalo, lo strumento che Bach suonò personalmente a Köthen. Suono anch'io quella cadenza, mi piace improvvisarla con il violino. Improvvisare è come giocare con le note, con la sorpresa e lo stupore. Nell'isola di Salina l'aria di gennaio punge la pelle del viso ma, nello stesso tempo, il sole la riscalda.
I capperi tra le pietre non hanno più fiori, perché l'estate è andata via. Non che l'aria dolce non possa tornare senza avviso, magari per qualche giorno… è il vento qui che decide ogni cosa. Il dio Eolo abitava da queste parti. Se il vento porta un po' di calore, rapito a terre lontane, i capperi tornano a fiorire. Mia madre allora è contenta perché può preparare il sugo fresco per gli ospiti di Casa Marinella. È bravissima in cucina, le sue dita dosano i sapori con dedizione quotidiana, sono dita ragionevoli e appassionate.
A Salina è sempre piacevole trascorrere una vacanza, il mare non finisce mai di essere mare, di portare a riva le sue navi. Ha portato anche me per qualche giorno. Vuole concedermi una sorpresa e la possibilità di un saluto. BWV 1050. Tre movimenti: Allegro, Affettuoso, Allegro. Il cembalo… pizzicato dalle mani di Bach, il flauto soffiato dalle labbra di Eolo e il violino… suonato da me. Cosa dice la musica? «Dillo Benedetta… racconta cosa sente la fanciulla intatta dentro di te». La musica parla… il violino e il flauto giocano a rincorrersi.
Tengo gli occhi chiusi. Conosco a memoria tutte le note. Le labbra tremano, seguono le vibrazioni del legno, il freddo, il caldo, una decisione… una titubanza… la sorpresa… l'irrequietezza del ritmo. L'archetto scorre sulle corde, sento il profumo della pece, muovo in su le sopracciglia per solleticare una nuvola.
Lina Maria Ugolini
Prefazione del libro
La musica nel tempo dei fiori di cappero di Lina Maria Ugolini colpisce i sensi, causa emozioni profonde, evoca pensieri, immagini, suggestioni; il ritmo mentale della lettura del testo evoca una sorta di lago profondo e interiore nel quale il senso delle parole diventa suono. Gli ascolti evocati all'interno della struttura letteraria sono una sorta di clessidra attorno alla quale ruotano storie, immagini, visioni, memorie della protagonista Benedetta. Le parole esplodono, naufragano in echi di canti, creano prospettive variegate e inusitate come in una grande sinfonia con variazioni. La musica, essenza sonora della poesia come nell'antichità classica, è la bussola segreta attraverso la quale Lina Maria Ugolini disegna il profilo del suo romanzo, un diario sospeso tra distese di parole, poesie, madrigali e suoni in ombra.
Marco Betta