Federico

Gli occhi del falco pellegrino scrutano la terra e si riempiono di cielo, nulla sfugge all’attento rapace, alto tra le nuvole eppurevicino ad ogni cosa naturale e umana: al fragore delle cascate, al galoppo dei cavalli, alle scintille delle spade in lotta, alla musica dei menestrelli, al canto dei trovatori. Vola rapido il falco, una saetta nel vento, una balestra di piume scagliata lassù dal volere di un incantatore. È figlio di un sortilegio, il falco Francisio. In un tempo senza tempo, il mago Atlante, creatore di tutti i castelli incantati del Regno Antico dove re, dame e cavalieri amano, combattono e vagano tra sale e specchi senza sapere dove sta il vero o l’illusione, si avvicina al capo del rapace e alita tra le penne polvere di stelle per conferire alle sue ali la forza degli impavidi, l’ardore e l’audacia dei condottieri, l’equilibrio dei saggi, la curiosità della scienza, la ragione dei filosofi e il cuore dei poeti. «Vola…» sussurra e accende negli occhi del rapace la luce, «Francisio sarai compagno di coloro che sapranno portare sul capo una corona». E così, da quel momento, gli occhi del falco volano nei secoli.